Si è tenuto stamattina l’incontro tra Confcommercio Mantova e le sigle sindacali Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil in merito alla liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi contenuta nel decreto salva-Italia. Comunità d’intenti e coordinamento delle iniziative da prendere a breve sono stati più volte ribaditi durante la riunione. Secondo le quattro organizzazioni il provvedimento presenta problemi di diversa natura: “La liberalizzazione degli orari è stata inserita all’interno del decreto senza prima alcun confronto con le parti sociali – spiega il direttore di Confcommercio Mantova Nicola Dal Dosso – e mostra evidenti segni di incostituzionalità, in quanto la competenza a legiferare in materia di commercio è della Regione e non del Governo”. “Si tratta poi di un provvedimento che va a colpire il 98% della distribuzione italiana rappresentata da piccoli negozi al dettaglio – continua Dal Dosso – agevolando invece la grande distribuzione che costituisce il residuo 2%. In questo modo si danneggia il pluralismo distributivo e il ricco mix merceologico che sappiamo offrire e che soddisfa una grande quantità di consumatori diversi. Inoltre – dichiara il direttore – per poter reggere la concorrenza e tenere aperto per un arco temporale più lungo, l’esercente sarà costretto a sostenere maggiori costi in termini di forza lavoro, e questo non potrà che ricadere in negativo sul prezzo finale della merce e quindi sul consumatore”. “Saremo il sesto Paese europeo ad avere una totale liberalizzazione degli orari degli esercizi, mentre nazioni economicamente e culturalmente a noi vicine come Francia e Germania si stanno muovendo nella direzione opposta, ovvero per una maggiore regolamentazione e contrazione degli orari di apertura, sia in termini di orario che di aperture festive. Non è da sottovalutare poi la questione sociale e culturale che deriva dalla liberalizzazione: “Si pongono problemi anche di natura sociale – ha dichiarato Dal Dosso – potenzialmente un negozio può tenere aperto ventiquattr’ore su ventiquattro, e questo creerebbe non pochi disagi per il lavoratore, in termini di turni di lavoro, di spostamenti, ma anche per quegli organi, come Asl o polizia locale, deputati al controllo delle attività commerciali. Infine viene così messa in secondo piano la centralità della persona-lavoratrice e della sua famiglia, valori questi fondamentali nella nostra cultura e della nostra storia”. Insomma la liberalizzazione degli orari richiederà uno sforzo a tutti i soggetti coinvolti, senza che però ne siano chiari i vantaggi. E allora, come si muoveranno le quattro organizzazioni? “Ci siamo attivati per incontrare al più presto la rappresentanza locale di Anci e per far conoscere le nostre ragioni ai consumatori” affermano le tre organizzazioni sindacali – “Non possiamo che batterci contro l’applicazione di quello che consideriamo un provvedimento iniquo e dannoso per la nostra economia e che con la competitività poco c’entra”.