Orari dei negozi, il parere di Confcommercio su richiesta di referendum abrogativo e proposta di legge

26/09/2014

Orari dei negozi, il parere di Confcommercio su richiesta di referendum abrogativo e proposta di legge

Un primo positivo passo verso il riequilibrio di un mercato gravemente sbilanciato a favore delle grandi strutture di vendita: così Confcommercio Mantova valuta il sì del Consiglio Regionale lombardo alla proposta di referendum abrogativo della disciplina nazionale sugli orari e sulle aperture degli esercizi commerciali, sulla scia di quanto già avanzato da Veneto, Umbria e Abruzzo.
“E’ necessario riportare un po’ di ordine nel settore del commercio che in Italia, rispetto agli altri Paesi europei, gode di una libertà pressoché illimitata, frutto dell’erronea convinzione che liberalizzar gli orari serva a incrementare consumu e occupazione – sottolinea il Presidente Ercole Montanari -. Nella realtà è avvenuto esattamente il contrario, con effetti estremamente negativi sul piccolo commercio, al punto che anche nella nostra provincia non si contano più gli esercizi di vicinato costretti a chiudere, annientati dalla concorrenza dei centri commerciali. Un danno per gli imprenditori, i loro dipendenti e per tutta la comunità. Quello del commercio è un comparto complesso, con esigenze diversificate che non possono trovare risposta in soluzioni semplicistiche e che non rispettano le vocazioni dei territori e delle varie tipologie di attività. Ci auguriamo dunque che il percorso del referendum prosegua con successo”.
Se anche una quinta Regione seguisse l’esempio della Lombardia, gli italiani sarebbero chiamati alle urne per abrogare la normativa, che intanto è in fase di modifica in Parlamento.
Proprio il 25 settembre, con il sì della Camera, ha cominciato il suo iter la proposta di legge sulla regolamentazione degli orari dei negozi, che prevede sei chiusure festive obbligatorie all’anno da scegliere tra dodici (Capodanno, Epifania, 25 aprile, Pasqua, pasquetta, il primo maggio, il 2 giugno, il 15 agosto, il primo novembre, l’8 dicembre, Natale e Santo Stefano).
Sono esclusi dal campo di applicazione dei limiti bar e ristoranti, ma anche rivendite di generi di monopolio, i negozi interni agli alberghi, alle stazioni, ai porti e agli aeroporti, le edicole, gli esercizi specializzati nella vendita di bevande, fiori, piante e articoli da giardinaggio, mobili, libri, dischi, nastri magnetici, musicassette, videocassette, opere d’arte, oggetti d’antiquariato, stampe, cartoline, articoli da ricordo e artigianato locale. Escluse anche le stazioni di servizio e le sale cinematografiche. Per i negozi che non rispetteranno i sei giorni festivi all’anno sono previste multe da 2 a 12 mila euro. Ai sindaci e’ conferita anche la facolta’ di porre limiti agli orari di apertura notturna dei negozi nei quartieri della movida, attraverso ordinanze con validita’ di tre mesi che possono essere reiterate.
Il direttore generale di Confommercio Francesco Rivolta dice che “è necessario un compromesso intelligente in difesa del pluralismo distributivo. E’ positivo che si stia lavorando su questa strada”.

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