Ponte di San Benedetto Po – lettera dell’Amministrazione Provinciale

28/08/2020

Pubblichiamo di seguito la lettera dell'Amministrazione provinciale al comitato "Vogliamo il Ponte" in merito alla vicenda sul fiume Po:

"Rispondo con piacere alla Vostra sollecitazione che mi offre l’occasione per fare una volta ancora il quadro della situazione, già illustrata sia nell’incontro in Regione a cui ha partecipato per voi il signor Cavazzoli, sia in quello con le categorie economiche a cui è intervenuto il Signor Lavagnini e rettificare così alcune imprecisioni su quanto riportato nell’articolo della Gazzetta di Mantova del 19 agosto scorso. 

Il contesto è quello di un contratto figlio di una gara d’appalto, regolarmente bandita nel 2016, confermata nella sua validità dal TAR dopo il ricorso del secondo partecipante alla gara, e che nel corso degli anni ha portato a innumerevoli ritardi per esclusiva responsabilità dell’Impresa appaltatrice.

Più volte l’ente Provincia di Mantova ha dovuto farsi carico di supportare l’impresa nelle sue difficoltà, fino a intraprendere azioni parlamentari nel 2018 per sollecitare, con i rappresentanti mantovani di tutti gli schieramenti, lo sblocco di fondi che il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti doveva all’impresa Toto. Operazione andata a buon fine e che ha permesso la temporanea ripresa dei lavori. Sollecitata dalle imprese fornitrici, l’amministrazione provinciale si è anche fatta carico di saldare direttamente i subappaltatori (ma non i fornitori come previsto dal codice degli appalti al momento del bando di gara) e di permettere all’impresa appaltatrice, di spalmare il rientro dell’anticipo versato (come previsto da contratto) per i lavori non eseguiti sui successivi saldi dello stato avanzamento lavori, pur costituendosi legalmente, nei confronti della società che ha prestato la relativa fideiussione. Rientro, ad oggi, non ancora del tutto completato.

Malgrado ben 13 ordini di servizio, di cui 11 per mancato rispetto dei cronoprogrammi presentati, la Provincia ha ritenuto di supportare l’impresa nelle sue difficoltà riammettendo sempre nei termini l’impresa, per non dover applicare penali che avrebbero compromesso il proseguimento dei lavori ed il ricorso alle vie legali. Scelta condivisa con gli Amministratori del territorio, nella speranza che l’impresa si facesse carico di quanto promesso.

Abbiamo condiviso con l’impresa la possibilità di riallineare il fine lavori, comunque gravemente compromessi, attraverso il contratto integrativo relativo ai lavori di riqualificazione del viadotto golenale, fino alla lettera formale dell’impresa che si diceva pronta ad accettare il progetto del viadotto, impegno poi disatteso dal Dott. Alfonso Toto.

I lavori sono fermi da ben prima dell’emergenza Covid, senza alcun motivo, considerando che la prima mossa legale è stata intrapresa dall’impresa appaltatrice, nel 2020 (dopo ben 4 anni e dopo aver raggiunto appena il 33% dei lavori da effettuare) per presunte inadempienze contrattuali, per le quali siamo stati costretti a costituirci in giudizio, e conseguentemente, dover intraprendere un’azione legale, ex art. 700 di Istanza Cautelare Urgente per obbligare l’impresa a riprendere i lavori presso il Tribunale delle Imprese di Brescia, e non al TAR come erroneamente riportato dai giornali, singola ed unica udienza, di cui aspettiamo il pronunciamento a giorni, in attesa dell’avvio della causa ordinaria che avrà la prima udienza il 12 novembre 2020.

Teniamo a precisare che, se anche ci fossero delle inadempienze da denunciare da parte dell’ impresa, non c’è ragione legale per interrompere i lavori, senza contare che il valore a cui si fa riferimento, relativo alla Caserma dei Carabinieri, che l’impresa appaltatrice ha accettato senza condizioni di rivalutazione al momento del contratto preliminare, riguarda l’ultima parte dei lavori, per cui ci sarebbe stato tutto il tempo di valutare altre soluzioni possibili, ammesso che fossero legittime e non prevedessero un danno erariale, come è certamente, nel caso si potesse accogliere la richiesta dell’impresa appaltatrice di sostituire la caserma con denaro.

Grazie alla disponibilità dell’Assessore Regionale Claudia Terzi, già oltre un anno fa, la Provincia ha partecipato all’incontro in Regione con i Sindaci del Territorio, come a quello di qualche settimana fa. In questi incontri Regione Lombardia ha ribadito ciò che aveva già formalmente scritto: la Stazione Appaltante è la Provincia di Mantova e non c’è l’intenzione di sostituirsi o di farsi carico di responsabilità che vadano oltre l’informale tentativo di mediazione, negandosi anche ad una specifica richiesta della Provincia di Mantova di far esprimere formalmente il proprio Ufficio legale con un parere pro veritate sull’intera vicenda per verificare possibili soluzioni.

Crediamo inutile sottolineare che casi come questo del ponte di San Benedetto non sono certo isolati nel nostro Paese: basti pensare, solo per fare un esempio di nostro stretto interesse, all’autostrada regionale Mantova – Cremona: dopo 17 anni che la concessione autostradale è stata affidata da Regione Lombardia, ed oltre 20 milioni spesi dal concessionario, non è stata posata neanche una pietra.

A questo punto l’impresa appaltatrice è già formalmente in penale, ed ha superato i 100 giorni dall’ordine della Stazione Appaltante di riprendere i lavori, e siamo in attesa di conoscere il risultato dell’Istanza Cautelare Urgente dopo il dibattimento del 18 agosto per valutare ulteriori possibilità sulla scorta di un giudizio terzo che possa fare chiarezza su da che punto partire per trovare una mediazione, o puntare alla risoluzione del contratto per giusta causa e riappaltare i lavori necessari al ponte in alveo e al viadotto in golena.

Preciso a tal proposito che i 10 milioni circa fin qui saldati non sono, come erroneamente dal Vostro Comitato più volte dichiarato “buttati via”, perché corrispondono a diversi lavori fatti: tra gli altri, i nuovi piloni realizzati. Il problema c’è, e resta, rispetto ai tempi di fine lavori: ne siamo certamente consapevoli e amareggiati quanto la cittadinanza e gli amministratori del territorio.

L’argomento, oltre che delicato, è anche molto complesso: delicato, perché nel caso, come oggi siamo, di controversie legali in Tribunale, ciò che è stato discusso con l’azienda negli anni è parte del dibattimento; complesso perché le declinazioni legali, tecniche ed amministrative sono di alta specializzazione e poco si prestano ad un dibattito pubblico che, come peraltro successo, alimenta discussioni fuorvianti che altro non servono, se non a moltiplicare una situazione emotivamente e de facto drammatica e tragica, seppur con il ponte mai chiuso al traffico oggi permesso, se non in brevi e delicati momenti, così come è ormai da tanti anni.

Su questo, è necessario sapere che non c’è una fotografia statica sulla salute del ponte, comunque notoriamente da sostituire al più presto. Lo stato di salute e di pericolosità per la sicurezza è da anni sottoposto a continuo monitoraggio da sensori che ne registrano i movimenti e gli scostamenti, a cui sono stati aggiunti dalla Provincia controlli attraverso registrazioni satellitari di alta tecnologia per verificarne gli assi di traslazione.

Quando poi, oltre un anno e mezzo fa, abbiamo dovuto registrare il danneggiamento dei sensori da parte di ignoti, per il quale la Provincia ha regolarmente sporto denuncia alle autorità competenti, è stato deciso di integrare le competenze tecniche degli Uffici provinciali, con la creazione di una commissione di esperti (ai massimi livelli di competenze, statiche, idrogeologiche, e di portanza del manufatto) per aiutarci a valutare i dati empirici derivanti dai rilevamenti effettuati.

Dopo che recentemente ignoti hanno ancora una volta sabotato i sensori (posti in posizioni peraltro ben difficili da raggiungere), e che ancora una volta sono stati denunciati alle Autorità e celermente ripristinati nelle loro funzioni, la Provincia di Mantova ha ritenuto necessario, per garantire il massimo livello di tutela della sicurezza, di intraprendere una prova di carico nel mese dello scorso aprile, prova non più solo empirica, ma fisica, che ha dato esiti relativamente rassicuranti, pur nel contesto di un ponte vecchio decisamente ammalorato. Posso anticiparVi che analoga prova sarà ripetuta nell’aprile del 2021.

La Provincia di Mantova non intende sottrarsi alle proprie responsabilità, e i Sindaci del territorio hanno avuto la massima disponibilità ad approfondimenti, o ad accogliere proposte, in tante e svariate occasioni: benchè sia comprensibile il tentativo di smarcarsi da dirette responsabilità, i luoghi di discussione e confronto non sono i giornali, ma le riunione dedicate, nelle quali non abbiamo registrato nè richieste di approfondimento nè proposte, se non l’espressione di malcontento e amarezza che condividiamo.

Il continuo attacco, sempre direttamente rivolto alla Provincia di Mantova, senza aver mai, almeno al momento e fino a prova contraria, spiegato perché la responsabilità di questa grave situazione sia della Provincia, nel merito, e non nel generico “dovrebbero trovare una soluzione”, quando ci sono di mezzo responsabilità personali, amministrative e penali da parte di coloro che sono chiamati a risponderne, risulta incomprensibile. Mai abbiamo sentito qualcuno, se non da rari e specifici soggetti, richiamare le responsabilità dell’impresa, come se chi prende un’obbligazione non fosse anche tenuto a rispettarla.

Dire che sono state fatte promesse sui tempi non mantenute, per la Provincia di Mantova, significa dichiarare ciò che è previsto in contratti e condizioni concordate con l’impresa che dovrebbe realizzare i lavori; se poi l’azienda non le rispetta, come può essere responsabilità della Provincia?

Spero di aver aiutato a meglio comprendere il contesto, e pur non avendo mai rifiutato o evitato alcun confronto come da qualcuno dichiarato: l’ipotesi di un incontro pubblico non ci vede timorosi né contrari, ma è necessario aver qualcosa di certo da dire e non esporsi a un banale tiro al bersaglio, permettetemi, francamente, irresponsabilmente alimentato. La Provincia è un’istituzione di tutti i cittadini e che cerca di tutelare l’interesse pubblico nel rispetto delle regole date, che non sono certamente quelle affidate al Sindaco di Genova per il Ponte Genova San Giorgio; un’impresa privata tutela i suoi interessi privati.

Detto ciò, come dal titolo dato, anch’io mi sento idealmente parte del Vostro spettabile Comitato, perché non credo ci sia nessuno che possa non volere un ponte che tutti sappiamo essere di vitale importanza per il territorio. Grazie".

Nicola Siliprandi
Portavoce della Presidenza della Provincia di Mantova  

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