Un primo passo verso l’abolizione delle parity rate, le clausole che impediscono agli alberghi di pubblicare sul proprio sito internet un prezzo più basso di quello proposto sui portali di prenotazione.
Nella seduta del 6 ottobre, infatti, la Camera dei Deputati ha approvato a larghissima maggioranza un emendamento al Disegno di legge per il mercato e la concorrenza con il quale si afferma la possibilità di determinare liberamente il prezzo pubblicato sui siti internet degli alberghi, senza sottostare alle clausole di parity rate imposte dai grandi portali di prenotazione.
L’emendamento recepisce le istanze di Federalberghi-Confcommercio, che esprime enorme soddisfazione per questo primo risultato, che segue l’iter del provvedimento con grande attenzione.
Ma in cosa consistono queste clausole?
“Per ogni camera d’albergo venduta su un portale a 100 euro – spiega il Presidente di Federalberghi-Confcommercio Mantova Gianluca Banchi – il cliente paga 100 e l’albergo ne riceve 80. Se l’hotel potesse mettere in vendita la stessa camera sul proprio sito a 90 euro, il cliente pagherebbe 90 e l’albergo ne incasserebbe 90: entrambi guadagnerebbero 10 euro. Oggi questi sconti sono vietati, a tutto vantaggio dei grandi portali che assorbono ingenti risorse su cui non pagano le tasse in Italia, nemmeno nel caso di un cliente italiano che prenota in un albergo del nostro Paese”.
Il fatturato consolidato del gruppo Priceline (che gestisce il sito Booking.com ed altri sistemi di prenotazione) è superiore a 39 miliardi di euro all’anno, mentre le 33mila aziende alberghiere italiane fatturano nel complesso circa 19 miliardi di euro. In altri termini, Booking. com è 68mila volte più ‘forte’ dell’albergo con il quale si confronta, che quindi non dispone di nessun potere negoziale.
"Le nostre preoccupazioni – continua Bianchi - sono aggravate dalla lettura di un recentissimo rapporto dello Sportello Europeo dei Consumatori, il quale conferma che l'intervento dell'Autorità Antitrust è risultato insufficiente, e pertanto i portali possono continuare ad influenzare negativamente la concorrenza, stabilendo un prezzo sotto al quale non è possibile andare." Una legge analoga a quella che si chiede di approvare in Italia è in vigore in Francia dal 6 agosto di quest'anno. Anche in Germania vigono le medesime regole, in seguito ad una decisione dell'Autorità Antritrust, adottata nel dicembre 2013. "Ciò significa - aggiunge Bianchi - che oggi il sistema turistico italiano si trova in condizione di grave svantaggio rispetto a due dei principali mercati concorrenti. Chiediamo quindi che Governo e Parlamento provvedano con urgenza a colmare questa differenza, a tutela dei consumatori e delle imprese e di un settore che genera oltre il dieci per cento del PIL e dà lavoro a due milioni di italiani".
Inoltre, quando la legge entrerà in vigore, dopo la definitiva approvazione in Senato “tutti gli attori saranno spronati a nuovi investimenti e ad una gestione più efficiente: gli alberghi che vorranno potenziare le vendite dirette, infatti, dovranno aumentare gli investimenti in tecnologia e nella formazione degli addetti. A loro volta, i portali, non potendo più contare sulla rendita di posizione offerta dalle clausole di parity rate, dovranno investire sulla qualità del servizio e sulla riduzione delle commissioni”. Bianchi ricorda infine che “in attesa dell’entrata in vigore della nuova legge, i consumatori possono già oggi contattare direttamente l’albergo, o telefonicamente o mediante posta elettronica, per verificare la disponibilità di prezzi o condizioni migliorative rispetto a quelli pubblicati on-line”.
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