Confcommercio Mantova interviene sull'imminente chiusura dell’ipermercato IperSimply di Ponte Rosso, il primo ipermercato aperto nella nostra provincia nei primi anni Novanta che di fatto ha aperto la strada alla grande distribuzione nel mantovano, e sulla prossima apertura del discount Aldi in zona Boccabusa.
"Gli americani lo chiamano retail Apocalypse - commenta il direttore Nicola Dal Dosso - è da un paio di anni, infatti, che una crisi senza precedenti sta decimando la grande distribuzione a stelle e strisce, con decine di marchi e catene che chiudono i battenti. Nel 2017 negli Stati Uniti i centri commerciali che hanno cessato le attività per provare e riconvertirsi sono stati 300. Quest’anno andrà ancora peggio: il numero di magazzini che chiuderanno salirà del 33% rispetto al 2017 superando quota 12mila. Un crollo che non risparmierà nemmeno il settore immobiliare, dal quale è partita la grande crisi nel 2007, visto che con la cessazione dell’attività retail decine di locali si ritroveranno sfitti. Ma perché tutto questo?"
"Il pensiero non può che correre subito all’e-commerce, ovvero Amazon, ma anche al concorrente cinese Alibaba. Eppure ad oggi l’e-commerce copre poco meno del 10% dell’intero mercato americano".
"E allora? Una spiegazione l’ha data Bloomberg, in un recente studio: i debiti. Il fatto, dice lo studio, è che per soddisfare la domanda crescente negli anni scorsi le grandi catene mondiali hanno contratto giganteschi prestiti per incrementare la propria struttura commerciale e ora, in parte a causa del commercio online, in parte per il cambio di abitudini di certe fasce sociali, annaspano".
"L'onda di tale crisi è arrivata di fatto anche da noi. Lo sviluppo avvenuto in Italia, in Lombardia prima del 2007 ha portato all’esplosione di un numero sproporzionato e non sostenibile dei punti vendita di ipermercati e centri commerciali: la nostra provincia, la grande Mantova in particolare, ne è un'evidente testimonianza. La principale causa di questa esplosione è da ricercarsi nella liberalizzazione del commercio abbinata alla riduzione progressiva di ogni limite di orario di apertura e di tipologia di vendita. Una grande responsabilità l'hanno avuta, e l'hanno tuttora, le Amministrazioni comunali che, da quando il settore è stato liberalizzato alla fine del secolo scorso, hanno rilasciato licenze a pioggia, per garantirsi oneri di urbanizzazione ed imposte sul patrimonio immobiliare di ipermercati e centri commerciali, a scapito del consumo irrazionale di suolo e della tradizionale rete del piccolo commercio di vicinato, da sempre risorsa al servizio delle nostre città, dei nostri centri abitati. Agevolando, di fatto, speculazioni immobiliari".
"Nella provincia di Mantova la gdo è il doppio della media nazionale e di quella lombarda. Si tratta di un disequilibrio della distribuzione commerciale che porta ad una cannibalizzazione intestina tra le diverse strutture di vendita, prova ne sono la recente chiusura di Metro e la prossima di Iper Simply, con grave penalizzazione per i negozi di vicinato. E tra le vittime di tale situazione ci sono da un lato le famiglie dei lavoratori dei grandi marchi, oggetto di esuberi sempre più consistenti, e, dall'altra, le famiglie degli imprenditori e dei dipendenti di quei numerosi negozi che in questi anni hanno abbassato la serranda".
"Per questo da tempo affermiamo che, pur credendo nel pluralismo distributivo, oggi, alla luce della forte saturazione del mercato ed alla contrazione dei consumi a cui abbiamo assistito, non ci sia spazio né bisogno di altri insediamenti commerciali. La nostra proposta è quella di concentrarsi sulla rete distributiva esistente, promuovendo e stimolando i piccoli insediamenti commerciali e sostenendo i negozi già esistenti.In tal senso, ottima strategia da prendere ad esempio è quella adottata da Trento: stop a nuovi insediamenti di grandi dimensioni”.