Nonostante i timidissimi segnali di ripresa evidenziati negli ultimi giorni da Abi e Bankitalia, le condizioni del credito riservate alle micro, piccole e medie imprese restano estremamente difficili. E’ quanto emerge dall’analisi condotta dall’Ufficio Studi di Confcommercio: tra il giugno 2011 e il settembre 2014 il credito bancario concesso alle imprese è sceso dell’8,3%. Non solo: i dati rivelano che i tassi reali pagati da una PMI italiana sono attualmente superiori a quelli degli altri Paesi europei: il 3,3%, mentre in Francia il credito costa l’1,5%, meno della metà. Un primato di cui ovviamente c’è poco da rallegrarsi, e a cui si aggiunge una grave sperequazione: in Italia una piccola impresa oggi paga mediamente tra il triplo e il quadruplo rispetto a quelle medie e grandi. Oltre ai tassi, infatti, a pesare è il costo dei cosiddetti oneri acessori: la concessione di affidamento e le commissione di istruttoria veloce, molto più costose della precedente commissione di massimo scoperto. Occorre dunque trovare un metodo per legare i costi di questi servizi a quello reale sostenuto dalla banca, perché oggi tanto più l’azienda è debole, tanto più paga, e ciò di fatto esclude molte imprese dal mercato. A dimostrarlo purtroppo sono i numeri. Secondo i recenti dati dell’Osservatorio confederale sul credito, nel terzo trimestre del 2014 la percentuale delle imprese completamente finanziate è scesa al 4,8% (nel 2009 era il 22,2%), mentre appena il 29% ha avuto la sua richiesta completamente accolta contro il 64,2% di cinque anni fa. Una morsa sul credito, quella attuata dalle banche, che è imputabile non solo alla crisi ma anche al credit crunch, e che ha fatto sì che negli ultimi quattro anni le imprese si siano viste negare 97,2 miliardi di euro, risorse utili per ridare fiato alle aziende e realizzare investimenti. Come uscire da questa spirale negativa? Siamo convinti che la risposta stia nella necessità di un salto di qualità imprenditoriale e creditizio: il merito creditizio non deve basarsi soltanto sui numeri dei bilanci. In primo luogo, è indispensabile che il credito riservato a imprese e famiglie sia avvantaggiato rispetto a quello concesso per finalità speculative: gli interventi straordinari messi in campo dalla BCE rappresentano una grande opportunità, ma è necessario che a livello nazionale si realizzino rapidamente tutte le azioni che ne consentano una effettiva ricaduta sul sistema delle imprese. Occorre inoltre rilanciare gli strumenti di garanzia destinati alle piccole e medie imprese, a partire dall’annunciato decreto legge “Investment compact”: è indispensabile riequilibrare il Fondo di garanzia per le PMI, riducendo le percentuali della garanzia diretta concessa alle banche e rilanciando il ruolo dei confidi, senza i quali oggi molte aziende sarebbero fallite. E in aiuto alle imprese potrebbero arrivare anche i beni confiscati alle mafie, che oggi restano inattivi per più del 50%: perché non utilizzarli per costituire un fondo mobiliare di garanzia a supporto delle aziende e per le start up, con cogaranzia dei confidi stessi? Queste le proposte di Confcommercio per invertire una tendenza che vede le aziende sempre più penalizzate: una rotta che è indispensabile invertire, perché non può esserci alcuno sviluppo per il Paese se non si aiutano le imprese.
Nicola Dal Dosso Direttore Confcommercio Mantova