Dal Dosso: le nostre proposte sul credito. L'Italia non cresce se non si aiutano le imprese

23/01/2015

Dal Dosso: le nostre proposte sul credito. L'Italia non cresce se non si aiutano le imprese

Nonostante i timidissimi segnali di ripresa evidenziati negli ultimi giorni da Abi e Bankitalia, le condizioni del credito riservate alle micro, piccole e medie imprese restano estremamente difficili. E’ quanto emerge dall’analisi condotta dall’Ufficio Studi di Confcommercio: tra il giugno 2011 e il settembre 2014 il credito bancario concesso alle imprese è sceso dell’8,3%. Non solo: i dati rivelano che i tassi reali pagati da una PMI italiana sono attualmente superiori a quelli degli altri Paesi europei: il 3,3%, mentre in Francia il credito costa l’1,5%, meno della metà. Un primato di cui ovviamente c’è poco da rallegrarsi, e a cui si aggiunge una grave sperequazione: in Italia una piccola impresa oggi paga mediamente tra il triplo e il quadruplo rispetto a quelle medie e grandi. Oltre ai tassi, infatti, a pesare è il costo dei cosiddetti oneri acessori: la concessione di affidamento e le commissione di istruttoria veloce, molto più costose della precedente commissione di massimo scoperto. Occorre dunque trovare un metodo per legare i costi di questi servizi a quello reale sostenuto dalla banca, perché oggi tanto più l’azienda è debole, tanto più paga, e ciò di fatto esclude molte imprese dal mercato.
A dimostrarlo purtroppo sono i numeri. Secondo i recenti dati dell’Osservatorio confederale sul credito, nel terzo trimestre del 2014 la percentuale delle imprese completamente finanziate è scesa al 4,8% (nel 2009 era il 22,2%), mentre appena il 29% ha avuto la sua richiesta completamente accolta contro il 64,2% di cinque anni fa. Una morsa sul credito, quella attuata dalle banche, che è imputabile non solo alla crisi ma anche al credit crunch, e che ha fatto sì che negli ultimi quattro anni le imprese si siano viste negare 97,2 miliardi di euro, risorse utili per ridare fiato alle aziende e realizzare investimenti.
Come uscire da questa spirale negativa? Siamo convinti che la risposta stia nella necessità di un salto di qualità imprenditoriale e creditizio: il merito creditizio non deve basarsi soltanto sui numeri dei bilanci.
In primo luogo, è indispensabile che il credito riservato a imprese e famiglie sia avvantaggiato rispetto a quello concesso per finalità speculative: gli interventi straordinari messi in campo dalla BCE rappresentano una grande opportunità, ma è necessario che a livello nazionale si realizzino rapidamente tutte le azioni che ne consentano una effettiva ricaduta sul sistema delle imprese.
Occorre inoltre rilanciare gli strumenti di garanzia destinati alle piccole e medie imprese, a partire dall’annunciato decreto legge “Investment compact”: è indispensabile riequilibrare il Fondo di garanzia per le PMI, riducendo le percentuali della garanzia diretta concessa alle banche e rilanciando il ruolo dei confidi, senza i quali oggi molte aziende sarebbero fallite.
E in aiuto alle imprese potrebbero arrivare anche i beni confiscati alle mafie, che oggi restano inattivi per più del 50%: perché non utilizzarli per costituire un fondo mobiliare di garanzia a supporto delle aziende e per le start up, con cogaranzia dei confidi stessi?
Queste le proposte di Confcommercio per invertire una tendenza che vede le aziende sempre più penalizzate: una rotta che è indispensabile invertire, perché non può esserci alcuno sviluppo per il Paese se non si aiutano le imprese.

Nicola Dal Dosso
Direttore Confcommercio Mantova

Condividi linkedin share facebook share twitter share
Siglacom - Internet Partner
Il nostro network