L'allarme di Confcommercio: siamo ad un punto di non ritorno

20/03/2013

L'allarme di Confcommercio: siamo ad un punto di non ritorno

Anche Confcommercio Mantova, in rappresentanza delle 20.162 imprese mantovane del commercio, servizi e turismo (circa la metà del totale), si unisce al grido di allarme lanciato nei giorni scorsi da Confindustria Mantova. “Prima la Burgo, ora la Ufi Filters, senza parlare di quelle realtà industriali sulla via del fallimento: si stanno spegnendo, uno dopo l’altro, i polmoni economici della nostra provincia – dichiara il presidente di Confcommercio Mantova Ercole Montanari – lontano da logiche settoriali e campanilistiche, possiamo infatti affermare che senza industria il terziario muore: se vogliamo utilizzare una metafora, diciamo che le imprese dei servizi sono i vagoni, e l’industria la locomotiva. Se si ferma quella, crollano anche i presupporti per una sana economia del terziario”. Fuor di metafora: le imprese del commercio, servizi e turismo vivono grazie ai consumi dei cittadini: se chiudono le fabbriche, aumenta la disoccupazione e quindi il reddito delle famiglie si contrae, con un avvitamento negativo verso il collasso dell’intero sistema economico provinciale.

“Siamo al tracollo – afferma il direttore di Confcommercio Nicola Dal Dosso – solo nel 2012 hanno chiuso 1270 aziende del nostro comparto, che diventano 2604, 7 al giorno, se si contano anche quelle dell’artigianato. Le imprese ormai sono abbandonate a loro stesse nella tempesta della crisi, anzi, sono spremute da tasse e adempimenti fino all’inverosimile. E’ vergognoso. E’ necessario intervenire al più presto con le riforme strutturali a livello nazionale – che necessitano però di un quadro politico stabile – e, a livello locale, con interventi mirati: sviluppo della rete infrastrutturale per eliminare quel gap che ci divide dalle province vicine e ci confina in una situazione di perenne svantaggio; rivitalizzazione dei centri storici, aumentandone la fruibilità; riduzione del consumo di suolo a favore di un maggior equilibrio tra negozi di vicinato e grande distribuzione. Siamo arrivati a un punto di non ritorno – conclude Dal Dosso – si è innescato un effetto domino che rischia di fare tabula rasa. Stanno chiudendo importanti imprese familiari e non che per anni hanno mantenuto il presidio e la ricchezza sul territorio. E il terziario non ce la fa più ad assorbire gli espulsi dagli altri settori in cerca di un’altra collocazione”.

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