Consumi fermi e clima di fiducia in deterioramento: quanto più volte denunciato da Confcommercio Mantova è stato confermato dai risultati dell’Outlook Italia Confcommercio-Censis, presentato il 16 ottobre a Roma. Dalla ricerca emerge che per quasi una famiglia su due (il 44%) la capacità di spesa è peggiorata, mentre quasi il 70% guarda con incertezza o pessimismo ai prossimi mesi. In questo quadro anche i modelli di consumo stanno mutando rapidamente e la parola d’ordine è “contenimento delle spese”, ricerca dell’offerta migliore anche e soprattutto attraverso l’uso massiccio di Internet. Anche perché per 13 milioni di famiglie le bollette e le tasse “si mangiano” gran parte del reddito deprimendo ogni propensione a nuovi consumi. E a poco sembra essere servito, finora, il bonus degli 80 euro in busta paga visto che ben il 76% dei percettori non ha mutato in modo sostanziale la capacità di consumo. Quanto al suo utilizzo, invece, il 60,5% lo ha impiegato per comprare prodotti alimentari e il 55,8% per le utenze domestiche. Mentre, guardando al 2015, il 40% pensa che il bonus non cambierà la sua capacità di spesa e il 31% che servirà per pagare le spese fisse. “Dell’ininfluenza del bonus degli 80 euro in busta paga ci eravamo già accorti in occasione dei saldi estivi, che hanno avuto una resa modesta – sottolinea il Direttore di Confcommercio Mantova Nicola Dal Dosso -. Le famiglie, così come i piccoli imprenditori, sono in ginocchio ed è evidente che per incentivare i consumi servono misure diverse dalle poche adottate fino ad oggi. Tanto più che le nuove stime macroeconomiche relative ci dicono che il PIL scenderà dello 0,2% quest’anno e risalirà dello 0,6% nel 2015, mentre i consumi cresceranno di appena lo 0,2% nel 2014 e dello 0,7% l’anno prossimo”. “Archiviata la fase più acuta della recessione l’economia mantovana, come quella italiana, resta ferma e non mostra concreti segnali di ripartenza – prosegue Dal Dosso -. Il quadro che emerge dal rapporto Censis-Confcommercio è complesso e contraddittorio, specchio dell’incertezza che frena il Paese. Mentre da una parte si è quasi del tutto bruciata la fiducia accumulata in questi ultimi mesi, dall’altra si registrano fragili e timidissimi segnali di ripresa su consumi e occupazione che, però, neppure ci riportano ai livelli minimi del 2013. Fino ad oggi non ci sono stati né lo shock sui consumi necessario per far ripartire l’economia, né un cambiamento di atteggiamento delle imprese e dei consumatori. Per evitare che questa paralisi diventi la normalità servono misure per la crescita e riduzione delle tasse. In questo senso fanno ben sperare le indicazioni della legge di stabilità per una riduzione del carico fiscale, che ci auguriamo si concretizzino senza indugi. Tutto ciò che rientra nel perimetro di riduzione delle tasse e del taglio dell’Irap va nella direzione giusta perché l’attuale carico fiscale è incompatibile con qualsiasi forma di ripresa economica”. “Non nascondiamo perplessità invece sulla misura sull’anticipo del Tfr che può mettere seriamente in crisi di liquidità le piccole e medie imprese: le risorse devono essere spostate dal sistema finanziario all’economia reale, non dalle imprese alle famiglie che, di fatto, si trovano sulla stessa barca”.