Il 16 ottobre è scaduto il termine per il pagamento della Tasi. Tra incertezze degli importi e difficoltà a onorare quanto dovuto, per i nostri imprenditori si è trattato di un vero e proprio “incubo fiscale”, come purtroppo spesso accade in Italia. Sino al giorno prima della scadenza la confusione regnava sovrana, con una selva di aliquote, detrazioni ed eccezioni diverse da Comune a Comune: una Babele normativa che ha messo in difficoltà persino i consulenti fiscali e rischiato di indurre in errore i contribuenti, rendendo letteralmente ingestibile il pagamento. Sappiamo che, in alcuni casi, la complicata regolamentazione dei Comuni è stata ispirata dalla volontà di salvaguardare alcune categorie di cittadini e imprese: l’obiettivo finale però non sembra essere stato raggiunto, poiché il tempo perso e il rischio di errori ha vanificato qualsiasi buona intenzione, trasformando la Tasi in una mazzata anche peggiore dell’Imu. Non è dunque un caso se, come rivela l’indagine ‘L’autunno del fisco’, realizzata da Confcommercio-Imprese per l’Italia in collaborazione con Format Ricerche, quasi un’impresa su due ha dichiarato di pagare la Tasi con difficoltà, anche perché in un caso su quattro l’aggravio è stato di oltre il 100% in più rispetto alla vecchia IMU. A pochi giorni dalla scadenza, poi, meno di un’azienda su tre del settore del terziario era a conoscenza dell’importo da versare e oltre il 60% ha dovuto affrontare un aumento dei costi burocratici per fare fronte a questo obbligo, percepito peraltro come iniquo perché l’importo da pagare spesso non è commisurato alla qualità dei servizi ricevuti da parte del proprio Comune. Senza contare l’ingorgo generato dalle molte scadenze concentrate nell’ultimo periodo dell’anno che rende ancora più pesante il pagamento. Ma il costo più elevato si è rivelato proprio quello legato alla farraginosità e all’incertezza: il peso e la complessità del fisco sulle imprese, soprattutto quelle del terziario, non accennano a diminuire e l’aumento della pressione fiscale, divenuta negli ultimi due anni insostenibile, nell’80% dei casi ha inciso negativamente sulla loro crescita, limitandone la possibilità di fare investimenti e di procedere a nuove assunzioni. Se a ciò si aggiungono i desolanti dati relativi ai consumi e le deboli prospettive di ripresa nel breve tempo, c’è il rischio concreto che più di qualche imprenditore decida di mollare tutto e chiudere, con gravi conseguenze per il tessuto economico dei nostri centri e per i livelli occupazionali del territorio. La partita è complessa e si gioca a livello nazionale ed europeo; un aiuto però può arrivare anche dalle Amministrazioni locali, cui chiediamo maggiore flessibilità, sospendendo controlli e sanzioni almeno sino a quando, sino al prossimo 16 dicembre, ci sarà il saldo della Tasi.
Nicola Dal Dosso Direttore Confcommercio Mantova